Simboli Vichinghi – La Guida Definitiva

La cultura delle popolazioni nordiche o vichinghe è sempre stata considerata una delle più affascinanti. Merito sicuramente delle valorose gesta in battaglia, e delle numerose conquiste ottenute grazie alla sapiente esperienza nella navigazione.

Uno dei tratti distintivi della Mitologia Norrena è sicuramente la simbologia, ricca di significati evocativi anche molto profondi; i simboli vichinghi sono oggi molto studiati e tornati in auge per la realizzazione di molti  oggetti esoterici.

Attualmente la cultura nordica sta vivendo un periodo di grande interesse, grazie alle serie tv, ai film, ai videogiochi in voga negli ultimi anni e molti dei loro simboli sembrano essere perfetti per essere tatuati sulla pelle.

Significato Dei Simboli Vichinghi:

Martello di Thor, alias Mjolnir

Tra i simboli vichinghi più famosi c’è sicuramente il Mjölnir, e per questo motivo abbiamo deciso di metterlo al primo posto della lista.

Nella cultura vichinga era un simbolo di protezione in battaglia, ma pochi sanno che Thor usava il suo martello anche per benedire le coppie e augurare loro fertilità, e per consacrare le persone a divinità.

Sicuramente uno dei simboli più potenti e popolari associati ai Vichinghi

Creazione del Martello di Thor

Un giorno, il dio Loki decise di fare uno scherzo a Thor e a sua moglie Sif, tagliandole i bellissimi capelli biondi.

Ovviamente, Thor non la prese bene e andò su tutte le furie, così Loki, per compensare la sua rabbia, promise che avrebbe chiesto ai nani di creare nuovi capelli per sua moglie Sif ancora più belli.

Loki, invece di chiedere semplicemente ai nani di fare nuovi capelli, decise di fare una scommessa con il nano Brokkr sostenendo che suo fratello, il fabbro Sindri, non era in grado di produrre artefatti prodigiosi come quelli realizzati dai Figli di Ivaldi, un’altra famiglia di nani nota per aver forgiato la lancia magica Gungnir.

Una caratteristica del Martello di Thor era la sua impugnatura corta, questo perché, durante la forgiatura, il dio ingannatore Loki si trasformò in una mosca e venne a distrarre il nano mentre stava forgiando l’arma.

Tuttavia, l’errore non svantaggiò il dio Thor, che invece, non solo riuscì a maneggiare meglio l’arma, ma anche a lanciarla con una sola mano.

Il martello di Thor è l’arma più potente degli dèi e simboleggia quindi la protezione dell’universo contro le forze del caos, in particolare i giganti, i più grandi nemici degli dèi, che Thor regolarmente uccide con la potenza del suo martello.

Sono stati rinvenuti Mjölnir in siti archeologici norreni e in molte tombe vichinghe. Il Mjolnir era così importante per la cultura vichinga che, anche dopo la conversione al cristianesimo, i vichinghi continuarono a indossarlo insieme alle croci.

Oggi, le riproduzioni riproduzioni di ciondoli di Mjolnir sono molto popolari e vengono indossati da una varietà di persone: dagli studiosi di mitologia norrena agli amanti dell’antica storia scandinava; sono anche molto in voga tra i fans della musica heavy metal scandinava e dei movimenti neopagani.

Triskelion – Triplo Corno di Odino

Il “Triplio Corno di Odino”, chiamato anche trisquell, triskelion o triskel, è un simbolo vichingo composto da tre corni a spirale intrecciati, che rappresentano i tre corni del mito di Odino e della sua ricerca dell’idromele magico, noto anche come idromele della poesia.

I nomi dei tre corni erano Óðrœrir, Boðn e Són. Questi corni contenevano l’idromele del tempo in cui i nani Fjalar e Galar uccisero un saggio di nome Kvasir, nato dalla saliva degli Æsir e dei Vanir.

Kvasir sapeva tutto e poteva rispondere a qualsiasi domanda. I due nani lo uccisero, mescolarono il suo sangue con il miele e versarono la bevanda nei tre corni.

Secondo il mito, Odino usò il suo spirito per convincere la gigantessa Gunnlöð, contrattando con lei per ricevere un sorso di idromele per tre giorni.

Gli era consentito un solo sorso al giorno, ma riuscì a bere un corno intero ogni volta, riuscendo così a bere l’intero contenuto dei 3 corni (idromele della poesia), che lo aiutò a fuggire, dandogli la forma di un’aquila.

Oggi, oltre a identificarsi come simbolo norreno, il triplo corno di Odino è utilizzato anche come simbolo di saggezza e ispirazione, in particolare per quella poetica.

Valknut Il nodo di Odino

Il Valknut è uno dei più importanti e affascinanti simboli vichinghi, noto anche come nodo di Odino, il padre di tutti gli dei, nella mitologia germanica e norrena.

simbolo vichingo valknut

Secondo gli studiosi, i tre triangoli rappresentano l’inferno, il paradiso e la terra. Le nove punte dei triangoli, invece, rappresentano i 9 mondi dell’antica mitologia norrena.

Il nome deriva dalle parole “valr“, che significa “guerriero ucciso”, e “knut“, che significa “nodo”. Di conseguenza, “Valknut” si traduce come “Il nodo del guerriero ucciso”.

È noto anche come cuore di Hrungnir e cuore di Vala. Si pensa che sia il simbolo di Odino. Ciò non sorprende, poiché Odino non è solo il dio supremo norreno, ma anche il dio della guerra e della morte nella mitologia norrena.

In numerosi reperti archeologici il Valknut è spesso raffigurato con i simboli di Odino, corvi o lupi, che erano i suoi compagni costanti. Ciò dimostra che questo segno appartiene a Odino ed è legato alla morte in battaglia. I tre triangoli intrecciati, infatti, sono stati trovati in incisioni accanto a guerrieri morti coraggiosamente. La teoria più accreditata è che servisse a proteggere lo spirito dei valorosi affinché potessero raggiungere indisturbati il Valhalla per praticare le arti della guerra fino al giorno del Ragnarok.

Per i norreni, infatti, sarebbe arrivato una sorta di “giudizio universale”, appunto il Ragnarok, durante il quale le forze dell’ordine avrebbero combattuto contro le forze del caos per distruggere questo mondo e dare origine a un nuovo ciclo di ascesa e distruzione. I guerrieri più valorosi, una volta morti, avrebbero dovuto allenarsi senza sosta per permettere al bene di trionfare sul male e garantire così un futuro luminoso al mondo.

Un altro significato di questo simbolo era legato a Odino e al fatto che egli era in grado di liberare la mente umana dai suoi legami e renderla incline al divino. Al contrario, poteva indurre gli uomini alla follia, rendendoli impotenti e inermi, soprattutto in caso di battaglie. Questo simbolo, quindi, rappresenta anche la capacità di Odino di far muovere le menti umane secondo la sua volontà.

Va tenuto presente che tutte le informazioni che abbiamo su questo simbolo sono solo teorie. Gli studiosi odinisti, su questo tema, hanno ancora molti dubbi e quasi nessuna risposta certa.

Vegvisir – La Bussola Vichinga

Ampiamente associato all’Aegishjalmr o talvolta addirittura confuso con esso a causa della somiglianza tra i due, il Vegvisir è un altro simbolo vichingo dalle origini incerte.

SIMBOLI VICHINGHI vegvisir

La parola deriva dal norreno e significa “cartello”: Veg deriva da “Vegur” che significa “strada”, “sentiero” e “Vísir” significa “indicazione”, “guida”.

Può essere tradotto come “Ciò che indica la strada” e per questo motivo è anche chiamato bussola vichinga o bussola runica. I Vichinghi credevano fortemente nei simboli, poiché non avevano altri mezzi per essere assistiti durante le loro navigazioni e il Vegvisir era uno di questi. Pensavano che potesse aiutarli durante i lunghi viaggi.

Si ritiene che fornisca una guida a una persona che potrebbe perdere la strada. Pare che questo simbolo fosse disegnato sulle navi vichinghe, prima che salpassero, per assicurarsi che l’equipaggio potesse tornare a casa sano e salvo.

Storicamente, questo disegno è stato trovato nel Manoscritto Huld, scritto da Geir Vigfússon (1813-1880) nel 1860, che è quasi certamente una copia tratta da varie fonti precedenti, purtroppo andate perdute.

vegvisir nel manoscritto di Huld

Il simbolo Vegvisir come mostrato nel manoscritto di Huld

Detto questo, c’è un po’ di confusione sull’origine del simbolo e sul fatto che si tratti o meno di un simbolo ereditato dall’epoca vichinga, dal momento che ci sono pochissime risorse che ne parlano.

È importante notare che oggi le varianti circolari, talvolta accompagnate dall’alfabeto delle rune, sono le più utilizzate, anche se le versioni originali erano di forma quadrata e senza rune.

Aegishjalmr – Elmo del Terrore

Come il Vegvisir, anche l’Ægishjalmur è stato ritrovato all’interno di un manoscritto islandese del 1600: il Galdrabòk, un libro contenente 47 incantesimi, sigilli e formule, la cui copia originale è passata di mano in mano nel corso degli anni e ora si trova all’Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma, in Svezia.

simbolo vichingo elmo del terrore

Secondo la tradizione, questo sigillo veniva tracciato (di solito con il sangue) sugli scudi dei guerrieri affinché incutesse timore all’avversario e allo stesso tempo garantisse protezione a chi lo portava e per lo stesso motivo veniva anche tracciato sulla fronte dei soldati.

A differenza del Vegvisir, l’Aegishjalmur è menzionato nelle saghe e, per questo motivo, è possibile che sia stato utilizzato in epoca vichinga, anche se probabilmente non nella forma che conosciamo oggi.

Così come per il Vegvisir, anche per questo sigillo magico non abbiamo la certezza assoluta che i Vichinghi lo utilizzassero.

In ogni caso, troviamo citato l’Ægishjalmur di Snorri nel Fáfnismál, una saga dell’edda poetica, dove il drago Fafnir trova molta forza e invincibilità grazie all’uso dell’Elmo del terrore:

L’elmo del timore

Ho indossato davanti ai figli degli uomini

per difendere il mio tesoro;

Tra tutti, io solo ero forte,

pensavo tra me e me,

perché non c’era nessun potere che potesse competere con il mio”.

Anche nella raccolta di racconti popolari islandesi raccolti da Jón Árnason nel XIX secolo, questo sigillo è citato in un incantesimo, che recita: per incutere paura ai nemici, tracciare il segno guida tra le sopracciglia e pronunciare l’incantesimo:

Ægishjálm er ég ber

milli brúna mér!

Porto il timone della paura

tra le mie sopracciglia!

Una collana con l’elmo della soggezione sarebbe un ottimo regalo per chi sta per partire per un viaggio in un luogo sconosciuto o poco sicuro e ha bisogno di protezione. È anche un ottimo simbolo per ispirare coraggio a chi può soffrire di ansia o depressione o sta attraversando un momento difficile della propria vita.

Rune Vichinghe

Le rune vichinghe provengono dall’oracolo di Odino, il dio mitologico della guerra, della saggezza e della morte.

alfabeto rune vichinghe

La tradizione vuole che Odino, il dio degli Asi, si sia appeso all’albero del mondo, Yggdrasil, con una lancia conficcata nel fianco, per nove giorni e nove notti, al fine di acquisire la conoscenza delle rune.

Quando le rune apparvero “sotto di lui”, si chinò e ne raccolse la conoscenza runica. In seguito passò questa conoscenza alla dea Vanir Freya in cambio del Seidr (tipo di magia ). In seguito Heimdall insegnò i segreti delle rune all’umanità.

Le rune non sono altro che piccole pietre su cui sono stati incisi simboli che simboleggiano fatti, situazioni e personaggi.

Poiché i Vichinghi attribuivano alle rune poteri magici, inciderle su gioielli, scudi o spade era una pratica comune, perché pensavano che le avrebbero protette assicurando loro la vittoria in battaglia.

Inizialmente, nella cultura celtica, esistevano solo 16 rune, con linee verticali o diagonali. Questo alfabeto fu chiamato Futhark Giovane.

In seguito, gli scandinavi aggiunsero altri otto segni, arrivando a 24 rune, e questo alfabeto fu chiamato Futhark Antico.

Il significato di ogni runa può essere riassunto come segue

ALGIZ Protezione, difesa

ANSUZ Runa di Odino, Dio, Comunicazione

BERKANA Femminilità, fertilità, nascita

DAGAZ Alba, Risveglio, Consapevolezza, Illuminazione, Speranza

EHWAZ Trasporto, Movimento, Progresso

EIHWAZ Equilibrio, Affidabilità, Dipendenza

FEHU Ricchezza, abbondanza, successo

GEBO Dono, equilibrio, generosità

HAGALAZ Ira della natura, essere messi alla prova

INGUZ Crescita, cambiamento, buon senso

ISA Chiarezza, stasi, introspezione, osservazione e attesa

JERA Tempo di pace e felicità, stagione fruttuosa

KENNAZ Visione, Creatività, Conoscenza

LAGUZ Acqua, Intuizione, Emozioni, Flusso

MANNAZ Umanità. Individualità, Amicizia, Cooperazione

NAUTHIZ Necessità, restrizione, conflitto, forza di volontà, resistenza

OTHALA o OTHILA Eredità. Simboleggia l’ascendenza, i possedimenti, l’eredità.

PERTHRO Destino, Mistero, Segreti

RAIDHO Viaggio, ritmo, spontaneità

SOWILO Sole, Successo, Obiettivi raggiunti, Onore.

THURISAZ. Potere brutale, guerriero, martello di Thor

TIWAZ Mascolinità, Giustizia, Leadership

URUZ Forza di volontà

WUNJO Gioia, benessere, piacere, successo

Ascia Vichinga

Non è esattamente un simbolo vichingo in senso stretto, come quelli precedentemente citati, ma l’ascia vichinga era comunque una delle armi più rappresentative dell’epoca vichinga.

SIMBOLO ASCIA VICHINGA

L’ascia vichinga era molto comune perché era economica da costruire, ma non per questo meno efficace, e anche le persone più povere ne possedevano una.

L’ascia vichinga era uno strumento multiuso, poteva essere usata per tagliare la legna, ma allo stesso tempo anche come arma per la difesa personale.

Data l’indubbia praticità ed economicità di questo strumento, in seguito questo tipo di arma fu notevolmente modificato. Furono realizzate asce speciali, destinate esclusivamente alle battaglie, con manici più piccoli e lame più sottili, abbastanza leggere da poter essere impugnate con una sola mano, ma comunque in grado di infliggere una ferita mortale.

I loro strumenti e le loro armi non erano solo semplici, ma anche mortalmente efficaci e pratici proprio per questo motivo l’ascia vichinga occupa certamente un posto d’onore tra i più famosi simboli vichinghi.

Yggdrasil, l’albero della vita

L’Yggdrasil, l’Albero della Vita, non è solo uno dei più importanti simboli vichinghi e norreni, ma un elemento importante della stessa fede norrena.

Yggdrasil SIMBOLO VICHINGO

Lo Yggdrasil è il simbolo sempreverde del bene e del male e dell’eterno fluire della vita, una potente metafora che collega cielo e terra in un destino ineluttabile.

Si trova al centro dell’Universo e sostiene e collega i nove mondi: Asgard, Midgard, Muspelheim, Jotunheim, Vanaheim, Niflheim, Alfheim, Svartalfheim, Helheim. del cosmo spirituale norreno.

Yggdrasil è sostenuto da tre enormi radici, da ognuna delle quali sgorga una sorgente. Oltre agli abitanti dei Nove Mondi, l’albero offre rifugio a molti animali che lo proteggono, che dipendono da lui o che lo minacciano.

Per questo motivo, l’Yggdrasil è considerato il simbolo dell’interrelazione di tutte le cose nell’universo. Secondo la fede nordica, questo albero sacro è nato dalla fonte dell’acqua, da cui scaturisce tutta la vita esistente, da cui la ragione per cui è chiamato Albero della Vita, un simbolismo presente in molte culture del passato anche se non hanno nulla a che fare tra loro.

Il secondo motivo per cui l’Yggdrasil è chiamato albero della vita è che da esso si raccolgono i frutti che rendono giovani gli dei, restituendo loro la vita o mantenendoli in vita per sempre.

Secondo la mitologia norrena, il mondo finirà con il Ragnarok, una battaglia tra gli dei e le forze del caos, e solo un uomo e una donna sopravviveranno, nascosti a tale disastro, in una fessura dell’albero. La coppia lascerà l’albero per riportare la vita nel mondo.

Sebbene l’albero in questione non sia specificamente menzionato o Yggdrasil non sia chiaramente associato al mito, alcuni ritengono che sia l’albero che proteggerà la vita dal Ragnarok.

Gungnir La lancia di Odino

Gungnir, che tradotto significa “oscillante”, nella mitologia norrena è la lancia di Odino. Come ci si potrebbe aspettare dall’arma di un dio, Gungnir non è una lancia ordinaria.

Mentre le spade erano un’arma più prestigiosa, la lancia era l’arma più comune usata dai guerrieri vichinghi. Non sorprende quindi che il dio della guerra portasse con sé una lancia.

Gungnir La lancia di Odino SIMBOLO

Sulla punta del Gungnir ci sono rune che si dice aumentino la sua mira e la sua letalità attraverso la magia.

Fu forgiata dai nani figli di Ivaldi, su richiesta di Loki, è una lancia così ben bilanciata e forgiata che può colpire qualsiasi bersaglio, indipendentemente dalla sua forza, abilità o armatura e, secondo alcune storie, ritorna a Odino proprio come il Mjölnir ritorna a Thor ogni volta che viene lanciato dal Dio del Tuono.

È interessante notare come nella mitologia greca la costruzione di armi divine o leggendarie sia attribuita a esseri giganteschi come i ciclopi, mentre nella mitologia norrena la forgiatura del Gungnir o del mjolnir sia attribuita a piccoli ipersonaggi come i nani.

Secondo il mito, Odino la usa nella guerra tra gli Asi e i Vanir (i due gruppi di divinità della mitologia norrena), lanciando la Gungnir su alcuni dei Vanir intenti in un’assemblea e gridando: “Odino vi possiede tutti”.

La lancia sarà usata anche nell’ultima battaglia, quando arriverà il Ragnarǫk, per combattere il lupo Fenrir.

Questo gesto sarà poi ripetuto dai guerrieri vichinghi prima della battaglia nella speranza di ottenere la protezione e l’aiuto di Odino durante il combattimento.

Gungnir è considerato un segno di Odino, sotto forma di Dio della guerra, quando viene rappresentato con questo simbolo.

Svefnthorn il simbolo più antico

Svefnthorn: probabilmente il più antico simbolo islandese, significa letteralmente “spina del sonno” e compare anche nella magia islandese. La sua rappresentazione è molto diversa a seconda delle epoche e delle origini. Assomiglia a un insieme di quattro arpioni e nella sua forma più usata ha questo aspetto:

SIMBOLO Svefnthorn

A differenza di altri simboli norreni/vichinghi, questo simbolo sembra non aver mai avuto una sua identità definitiva, poiché la sua rappresentazione e descrizione è diversa a seconda delle epoche e delle origini; differenze sono state riscontrate anche nel modo in cui lo Svefnthorn doveva essere applicato a qualcuno e negli effetti che produceva su di lui.

Tuttavia, tutte le citazioni dello Svefnthorn nella letteratura hanno una cosa in comune: lo Svefnthorn veniva usato per far cadere un avversario in un sonno profondo e prolungato e quindi per vincerlo.

Nella “Saga dei Volsung”.  Odino fa cadere la valchiria Brunhild in un sonno profondo. La valchiria rimane addormentata fino a quando Sigurd non viene eroicamente a salvarla e la sveglia.

Nella saga di Re Hrolf Kraki, la regina Olof punge Re Helgi con uno Svefnthorn per fargli perdere i sensi e giocare un brutto scherzo a lui e ai suoi uomini.

In questo caso, però, l’effetto soporifero durò solo poche ore, dopodiché il re si svegliò. Nella saga di Gongu-Hrolf, Vilhjalmr pose uno Svefnthorn sulla fronte di Hrolf durante la notte, e Hrolf non si svegliò fino a quando un cavallo scosse il suo corpo addormentato il giorno successivo, facendo cadere la runa.

In questo caso, lo Svefnthorn sembra essere un vero e proprio oggetto fisico che può essere posto sulla fronte di qualcuno, piuttosto che un incantesimo.

Nel Manoscritto di Huld, un libro islandese di incantesimi, lo Svefnthorn è descritto come segue: “Questo simbolo veniva intagliato nel legno di quercia e poi posto sotto la testa della persona che si voleva far cadere in un sonno profondo. Non si sarebbe svegliato finché il simbolo non fosse stato rimosso”.

Wyrd – Rete o Tela del Wyrd

Uno dei concetti più affascinanti della cultura norrena è certamente il loro modo di percepire il destino. In inglese antico Wyrd. Condivide le stesse origini indoeuropee del Fato secondo i greci o del karma per gli indù, ma non è esattamente la stessa cosa. Per la sua unicità, è uno dei concetti più difficili da comprendere per noi, ma rimane senza dubbio uno dei più affascinanti.

WEB OF WYRD SIMBOLO

Per capire meglio come i popoli nordici intendessero il destino possiamo prendere come riferimento Yggdrasil, l’albero del mondo, e il Pozzo di Urd (o Fato).

Come abbiamo già spiegato parlando di questo simbolo, attorno a Yggdrasil si diramano i nove mondi, dove abitano Dei, umani e giganti. Le sue radici affondano nel Pozzo di Urd, chiamato anche Fonte del Fato.

Le acque nutrono l’albero, le cui foglie fanno cadere gocce di rugiada all’interno del pozzo, in un ciclo infinito. Il pozzo, che corrisponde al passato, influenza la crescita dell’albero, ovvero il presente. In un moto circolare del tempo, però, il presente torna poi al passato, riuscendo talvolta a cambiarlo!

Lo dimostrano le gocce di rugiada che ricadono in primavera. In questo modo, il destino segue il corso dell’acqua, attraversando Yggdrasil e poi tornando alle sue origini.

Il destino è quindi quella forza che fa sì che il passato eserciti un’influenza sul presente, che a sua volta è in grado di cambiare il passato, creando così un potenziale nuovo presente.

Nel Pozzo di Urd vivono le Norne, tre donne sagge che incidono nel tronco la vita e il destino di ogni nuovo nato. Tutte le creature dei nove mondi, siano esse uomini, dèi o insetti, sono soggette a ciò che è inscritto nell’albero.

Ciò che le Norne iscrivono, tuttavia, è solo una delle molte forme possibili che il destino di ciascuno può assumere. A differenza del Fato dei Greci, che non poteva essere cambiato, le parole delle Norne non sono assolute.

Poiché il presente può influenzare il passato, anche le parole delle Norne possono essere riscritte. Tutti gli esseri viventi hanno, in un certo senso, il potere di cambiare il proprio destino e anche quello degli altri.

Quindi, per riassumere il significato di questo simbolo, il concetto di base del Wyrd può essere sintetizzato come segue: le azioni passate influenzano e condizionano continuamente il futuro.  Ma anche come il futuro influenza il passato, tutte le azioni di tutti i tempi si influenzano a vicenda.

Il Wyrd non è immobile e immutabile, è sempre in continuo divenire e non si ripete mai allo stesso modo, non è un destino individuale, ma piuttosto una rete che collega ogni elemento e ogni creatura dell’universo, e non conosce distinzioni tra passato e futuro.

Triquetra

La Triquetra è una figura dal profondo significato simbolico e il suo nome deriva dall’unione di due parole latine: tres (tre volte) e quetrus (fatto ad angolo). Si può quindi tradurre come “a tre angoli”,

simbolo celtico della triquetra

Questo simbolo proviene dalle popolazioni del nord Europa dei Celti ed è considerato uno dei più antichi, risalendo al 500 a.C. quando veniva utilizzato per simboleggiare l’aspetto femminile del divino, in quanto è la madre che genera la vita.

Rappresentava la triplice dea: Fanciulla, Madre e Anziana. Questo simbolo presenta alcune interessanti analogie con il Valknut, dei popoli vichinghi e germanici.

Nel corso dei secoli è stato incorporato nella religione cattolica diventando il simbolo della Santissima Trinità, l’intersezione di tre distinte “vesica piscis” rappresenterebbe Padre, Figlio e Spirito Santo.

Altri significati sono stati spesso attribuiti al simbolo e utilizzati per rappresentare i 3 elementi fondamentali: aria, acqua e terra o il ciclo infinito della vita: nascita, vita, morte o ancora quello del tempo: passato, presente, futuro.

Secondo una tradizione irlandese, la Triquetra è un simbolo tradizionale di amore eterno, per cui le coppie si scambiano un ciondolo o un anello con una triquetra per dimostrarsi amore e devozione. Oggi è diventato uno degli elementi di design preferiti nella gioielleria di tutto il mondo.

Svastica

La svastica ha una storia lunga e complessa, molto più antica della sua associazione con la Germania nazista, che risale alla preistoria.

cattedrale di Mezquita cordoba spagna adornata con simbolo della svastica

La Grande Moschea di Cordoba Spagna adornata con simboli della svastica

Tra tutti i simboli vichinghi, la svastica ha purtroppo perso il suo vero significato. La parola svastica deriva dalle radici sanscrite su (buono) e asti (prevalere), che significano benessere, prosperità o fortuna.

svastica simbolo

Il simbolo, veniva spesso utilizzato per la consacrazione e la benedizione dei vichinghi e degli indoeuropei, in modo molto simile a Mjölnir (dove la si poteva trovare incisa sui manici dei martelli).

Prima di allora, la svastica era un simbolo che si credeva portasse fortuna a chi lo portava. Per il popolo norreno era un simbolo di forza, ordine, prosperità e fortuna.

Se una persona o un oggetto venivano (anticamente) benedetti utilizzando la svastica, subivano ocme un atto purificatorio e amche benedetti dalla fortuna, esattamente come è stato fatto in seguito utilizzando la croce cattolica.

In effetti, in passato la svastica era ritenuta da alcune persone il simbolo più significativo come portafortuna.

Huginn e Muninn

Huginn e Muninn sono una coppia di corvi che servivano Odino, agendo come suoi occhi e orecchie, volando per il mondo e raccontandogli tutto ciò che vedevano e sentivano.

In alcune opere sono raffigurati seduti sulle spalle di Odino o appollaiati vicino a lui. Si credeva che, grazie alle capacità concesse loro da Odino, Huginn e Muninn fossero estremamente perspicaci e potessero viaggiare per tutta Midgard in un giorno, oltre a parlare e comprendere la lingua degli umani.

Per questo motivo alcuni esperti suggeriscono che Huginn e Muninn potrebbero essere stati in realtà proiezioni della coscienza di Odino.

Il fatto che le parole “Huginn” e “Muninn” significhino “pensiero” e “mente” in norreno antico rafforza ulteriormente questa teoria.

raffigurazione di odino con i corvi Huginn e Muninn

I corvi erano molto considerati nella cultura norrena, i Vichinghi usavano i corvi per trovare la terra quando navigavano in acque sconosciute.

Secondo la storia, uno dei più famosi vichinghi, Floki (Hrafna-Flóki Vilgerðarson), riuscì a trovare l’Islanda tenendo dei corvi in gabbia e facendoli uscire a intervalli regolari per trovare la terra.

Croce dei Troll

La croce di Troll è un simbolo norreno di protezione, legato più al folklore svedese che a quello vichingo.

E’ stata creata per la prima volta – come oggetto di gioielleria – dal fabbro Kari Erlands, alla fine degli anni Novanta.

Si dice che sia una copia di una runa protettiva trovata nella fattoria dei suoi nonni, infatti la forma di questo simbolo assomiglia a quella della runa Othala nell’antico Futhark. ma questo non è stato verificato e molto probabilmente si trattava di un Bumerker, un marchio di proprietà/casa usato nella Norvegia rurale. Si pensava che fosse in grado di proteggere i villaggi dai troll, dagli elfi e in generale dalla magia nera.

Oggigiorno, la croce dei troll è molto usa come ciondolo per collane

Sleipnir, il cavallo a 8 zampe

Una delle creature più citate nella mitologia e nel folklore norreno è certamente Sleipnir, il famoso destriero del dio Odino.

sleipnir cavallo di odino ad 8 zampe

Conosciuto per il suo manto grigio e le sue otto zampe, è il cavallo più veloce che esista, in grado di attraversare i confini del mondo cavalcando i cieli e i mari.

Il suo nome significa “colui che scivola velocemente”, spesso trasporta i morti nell’aldilà, spingendosi fino ai territori desolati del più basso dei mondi, il Niflhel.

A raccontare il mito della nascita di Sleipnir è Snorri Sturluson nella Prose Edda

La leggenda narra che gli dei, avendo bisogno di costruire forti mura per proteggere Asgard, il loro regno, dagli attacchi dei giganti, contattarono un fabbro che, in cambio dei suoi servigi, chiese la mano della dea Freyja, del sole e della luna come pagamento.

Gli dei accettarono, a una condizione: che il lavoro fosse completato entro la fine dell’inverno.

Il fabbro costruì rapidamente, senza quasi mai riposare, con l’aiuto del suo cavallo magico, Svadilfari, uno stallone che fece più della metà del lavoro a una velocità incredibile.

Svadilfari al lavoro con il suo padrone

Più passava il tempo, più cresceva la preoccupazione degli dei. Nessuno di loro credeva che fosse possibile per un mortale costruire quelle mura nel tempo stabilito.

Così si riunirono, decisi a escogitare un piano. Loki, il dio che aveva permesso al fabbro di lavorare con il suo cavallo, fu dichiarato colpevole della situazione e fu costretto a trovare una soluzione rapida. Se non avesse avuto successo, sarebbe stato torturato dagli stessi dei e ucciso.

Allora l’imbroglione Loki, tre giorni prima dell’estate, decise di trasformarsi in una docile cavalla e, dopo aver attirato l’attenzione di Svadilfari, iniziò a correre per i boschi, lasciandosi inseguire per tre giorni e tre notti.

Il lavoro subì gravi ritardi senza l’aiuto del cavallo e il fabbro, infuriato, mostrò agli dei la sua vera natura: quello che credevano un uomo era in realtà un gigante.

Capito l’inganno, gli dei chiamarono Thor, l’arcinemico dei giganti, che gli scagliò contro il suo fedele Mjöllnir, il martello divino, che lo trafisse e lo mandò nel Niflhel.

Loki, trasformatosi in giumenta, qualche mese dopo partorì un cavallo con otto zampe, Sleipnir, magico e unico, che donò a Odino.

Molte civiltà antiche prima dell’epoca vichinga avevano simboli di cavalli a otto zampe. Il simbolo veniva utilizzato per descrivere il passaggio di un’anima dalla vita all’aldilà.

Velocità, sicurezza, fortuna nei viaggi, vita eterna e trascendenza sono solo alcuni degli attributi di Sleipnir, che lo rendono un simbolo particolarmente caro ad atleti, equestri e viaggiatori.

Corvi

Come abbiamo già visto in precedenza, il corvo è il simbolo sacro di Odino, il dio dei Vichinghi.  Divinità guerriera e potente, Odino ha due corvi, Huginn e Muninn, che all’alba sono liberi di volare per il mondo. Per l’importanza che questi animali hanno assunto per lui, Odino è spesso chiamato hrafnaguð, il Dio Corvo.

I corvi sono animali straordinariamente intelligenti. Sono tra le pochissime creature che si riconoscono allo specchio e sono in grado di strutturare strategie complesse per la risoluzione di problemi, manipolando strumenti e oggetti.

corvo simbolo con rune

Non è un caso che i due corvi di Odino si chiamino “Pensiero” e “Memoria”: il loro pensiero, infatti, è estremamente elaborato ed è dotato di un profondo e raro senso della memoria. I corvi venivano spesso addomesticati e utilizzati sia come messaggeri che come esploratori.

La capacità del simbolo del corvo di dare la vittoria era profondamente radicata nei popoli vichinghi, in quanto l’uccello era sacro a Odino. Oltre al suo significato totemico, il simbolo del corvo aveva probabilmente anche un significato psicologico.

I Vichinghi associavano il corvo ai campi di battaglia e ai massacri, quindi innalzare uno stendardo prima di uno scontro, con l’immagine di un corvo, era probabilmente un modo per incutere timore ai nemici invocando il potere di Odino e il fatto che sarebbero presto diventati cibo per i corvi.

Per questo motivo, lo stendardo del corvo fu spesso utilizzato da vari capi vichinghi, come i figli di Ragnarr Loðbrók, nei secoli IX, X e XI.

Sebbene il corvo contenga in sé infiniti significati opposti, c’è un aspetto che ritroviamo in tutte le sue interpretazioni, indipendentemente dalla cultura e dal tempo: il passaggio.

I corvi, infatti, sono sempre associati a un passaggio da uno stato all’altro. Ad esempio, simboleggiano i passaggi dall’ignoranza alla conoscenza, dalla vita alla morte, dal male al bene, dalla notte al giorno.

Lupo Fenrir

Nella cultura vichinga e norrena, il simbolo più famoso del lupo è sicuramente Fenrir, considerato uno dei mostri più spaventosi.

raffigurazione lupo fenrir

Fenrir è il figlio del dio Loki e della gigantessa Angrboða. Questo animale mitico è citato più volte nell’Edda. Fenrir, secondo la tradizione, non è solo un enorme lupo con forza e dimensioni straordinarie, ma ha ereditato dal padre una forte intelligenza e la capacità di parlare.

Fenrir, fin da cucciolo, si dimostrò un animale diverso dagli altri, infatti, divorava così tanto cibo che iniziò a crescere ad un ritmo incredibile. Arrivò un momento in cui gli dei cominciarono a preoccuparsi e decisero finalmente di legarlo prima che fosse troppo tardi. Ma Fenrir spezzò ogni catena.

A questo punto, gli dei si rivolsero agli abili nani per trovare un rimedio. I nani crearono Gleipnir, una catena dall’aspetto leggero e setoso, ma infrangibile. Alla fine riuscirono a incatenare il lupo, ma Tyr, il valoroso dio della guerra, dovette perdere una mano, poiché il lupo accettò di essere incatenato solo se qualcuno gli avesse messo una mano tra le fauci, e Tyr fu l’unico ad accettare questa prova.

In seguito, il lupo rimarrà incatenato fino al giorno del Ragnarök. In quel giorno, il gigantesco lupo riuscirà a liberarsi e si metterà in marcia verso la battaglia finale con suo padre Loki e la parte dei giganti. Fenrir divorerà Odino.

Il lupo sarà poi ucciso da Viðarr, figlio di Odino e dio del silenzio e della vendetta. I sacrifici di lupo venivano spesso offerti a Týr, a causa della sua mano morsa da Fenrir, ma anche a Óðinn per la vittoria. Nella mitologia norrena, tuttavia, non esistono solo lupi malvagi: Odino era infatti accompagnato da due lupi, Geri e Freki.

La coppia di animali è stata paragonata a figure simili presenti nella mitologia greca, romana e indù, e potrebbe anche essere collegata alle credenze degli Úlfhéðnar, guerrieri della mitologia norrena che portavano pelli di lupo sulle spalle come simbolo di forza. Come abbiamo visto nella cultura norrena, il lupo aveva associazioni sia positive che negative.

Navi Vichinghe

I Vichinghi erano un grande popolo di navigatori, esperti nella costruzione di imbarcazioni innovative e nella navigazione negli ostili mari del nord.

Che si trattasse di navi mercantili o da guerra, le imbarcazioni vichinghe erano costruite con le stesse caratteristiche: assi di costruzione rivettate, una chiglia alta, un unico albero con una grande vela quadrata, un timone laterale e uno scafo simmetrico con prua e poppa uguali, in modo che la nave potesse essere manovrata in entrambe le direzioni senza dover ruotare.

La facilità con cui queste navi potevano muoversi e governare era un grande vantaggio in un mare ostile pieno di iceberg e lastre di ghiaccio.

Gli scafi delle navi vichinghe erano ricoperti di pelli di animali incatramate per renderli impermeabili ed erano costruiti con tavole sovrapposte collegate tra loro; in questo modo era possibile ottenere una superficie esterna solida e leggera ed era sufficiente un’intelaiatura interna pesante rispetto alle imbarcazioni europee dell’epoca.

Questa costruzione creava un effetto aliscafo: con il movimento veloce in acqua, lo scafo si sollevava verso l’esterno, riducendo la resistenza e aumentando ulteriormente la velocità. Oltre a essere più veloci, queste navi leggere potevano essere facilmente trasportate sulla terraferma (ad esempio sulla striscia di terra tra due fiumi).

Si pensa che la chiglia delle navi vichinghe venisse conservata generazione dopo generazione e che la nave venisse ricostruita attorno ad essa, per una questione mitologico-religiosa e per il fatto che il riutilizzo di una chiglia in buone condizioni comportava un risparmio di tempo e denaro.

In generale, una tipica nave di 22 metri avrebbe richiesto per la sua costruzione 11 alberi con un diametro di circa 90 cm, più un albero alto che potesse fungere da timone.

In tutte le navi vichinghe c’era sempre un’ancora di ferro e strumenti di navigazione a bordo, come una forma primitiva di astrolabio e le “Pietre del Sole”, (immagini sulla fiancata) utilizzate nelle giornate nuvolose per individuare la posizione dell’astro e orientarsi.

Si pensa che i marinai vichinghi divennero relativamente abili nel giudicare la velocità e la direzione del vento, conoscevano le correnti ed erano in grado di individuare i momenti di alta e bassa marea, inoltre erano in grado di orientarsi per mezzo delle stelle utilizzate anche per tracciare le rotte.

Secondo le leggende, i navigatori vichinghi erano soliti portare a bordo dei corvi in gabbia, utilizzati nel caso si fossero persi.

Questi animali sarebbero stati in grado di ritrovare la terraferma, guidando l’imbarcazione e il suo equipaggio verso la salvezza. Le tecniche di navigazione vichinghe non erano molto complesse e si affidavano soprattutto alla fortuna e al coraggio.

Drakkar

Le navi da guerra, le Drakkar, erano un po’ più strette delle navi commerciali, le Knarr, e avevano un numero maggiore di remi per aumentare la loro velocità.

I rematori non avevano sedili speciali, ma si sedevano semplicemente sulle travi che formavano l’ossatura interna dell’imbarcazione o sulle casse a bordo.

navi vichinghe il drakkar

Di norma, i fori dei remi erano coperti da dischi di legno, ai quali, in caso di spedizioni particolarmente pericolose, venivano appesi anche degli scudi per fornire un’ulteriore protezione dagli attacchi. La vela quadrata vichinga misurava di solito circa 30 metri quadrati.

Sulla prua del Drakkar era scolpita una testa di drago o di serpente con lo scopo di proteggere la nave dai mostri marini, presenti nella mitologia norrena, e di spaventare i nemici.

Snekke

Esisteva un tipo molto comune di Drakkar chiamato Snekke, progettato per la navigazione tra i fiordi in quanto perfetto per viaggiare in acque poco profonde. Lo Snekke era una piccola imbarcazione lunga circa 17 metri e larga 2,5 metri che poteva trasportare un equipaggio di circa 25 uomini. Il Drakkar più grande finora ritrovato misura 35 metri di lunghezza ed è stato scoperto a Roskilde, in Danimarca.

Knarr

Le navi mercantili, le Knarr, erano utilizzate per trasportare merci come avorio di tricheco, lana, legname, pelli, schiavi, miele e armi. A volte venivano anche utilizzate come navi di rifornimento per mercanti e guerrieri durante i loro viaggi nel Mar Baltico e nel Mediterraneo.

Le rotte abituali delle Knarr comprendevano l’Islanda, la Groenlandia, le isole britanniche e l’Europa continentale. Queste imbarcazioni avevano uno scafo più corto e più largo rispetto ai Drakkar e quindi una maggiore possibilità di carico, di conseguenza raggiungevano una velocità di viaggio inferiore rispetto alle navi da guerra. L’equipaggio era generalmente composto da 8-10 uomini.

Orsi

Come abbiamo visto in precedenza, nella mitologia norrena sono spesso presenti molti tipi di animali come corvi, lupi, serpenti, cinghiali, cavalli, capre. Ma, sorprendentemente, è piuttosto difficile trovare casi di orsi nei vari miti tramandati dai popoli nordici, questi animali compaiono raramente nella mitologia norrena. Considerando la paura ma anche il rispetto che i Vichinghi avevano per questi animali, la quasi totale assenza di orsi nella mitologia norrena è piuttosto sconcertante.

Spesso, durante le visite al mondo umano, sia Odino che Thor assumono l’aspetto di orsi come travestimento. Gli orsi simboleggiano la saggezza, la forza e la guarigione che portano equilibrio nel mondo visibile e invisibile. Mentre gli orsi maschi rappresentano di solito la mascolinità, le femmine sono simbolo di femminilità.

Alla fine, il contributo più importante dell’orso nella mitologia norrena risulta essere quello dell’ingrediente usato dagli elfi (i tendini di un orso) per la realizzazione del Gleipnir, il legame magico usato per incatenare il lupo Fenrir.

Da reperti archeologici e storici sembra che gli orsi fossero tenuti come animali domestici dai Vichinghi.

Chi erano i Berserker?

Un altro riferimento agli orsi è quello dei Berserker, che indossavano pelli d’orso come simbolo del loro status di guerrieri. Berserk significa “pelle d’orso” in norreno antico. Più che di una popolazione si trattava probabilmente di un corpo scelto dai re vichinghi (costituivano la guardia di Harald I nell’872-930).

Fedeli a Odino, il dio della guerra, e molto coraggiosi in battaglia, i Berserker erano famosi per il loro trattamento selvaggio dei nemici. Occorre però fare attenzione, perché le informazioni sui Berserker non provengono da fonti storiche ma esclusivamente da leggende scandinave e germaniche.

A differenza degli altri guerrieri, questi uomini non indossavano alcuna armatura, ma entravano in battaglia vestiti con pelli di lupo e di orso, sfruttando la naturale paura umana delle bestie feroci.

I berserker combattevano così ferocemente che si credeva fossero in grado di mutare forma e trasformarsi in predatori selvaggi.

In preparazione alla battaglia, i berserker entravano in uno stato di quasi follia che li dotava di una forza sovrumana. La condizione iniziava con violenti brividi, seguiti da un rigonfiamento del volto e da un cambiamento di colore. Venivano poi colti da attacchi di rabbia che crescevano rapidamente di intensità fino a esplodere in una rabbia incontrollabile.

I Berserker urlavano e si lamentavano come animali selvaggi, picchiando sui loro scudi con una forza sovrumana.

Quando la battaglia iniziava, avanzavano rapidamente in uno stato di incredibile follia. Sembravano aver perso letteralmente ogni ragione umana, riducendo tutto a un terribile caos.

Quando passavano, amico o nemico per loro non faceva differenza, attaccavano i primi che vedevano. Erano così forti che nessuno e niente poteva resistere al loro assalto.

In questo stato di frenesia, non si accorgevano del proprio dolore. Anche se, in rari casi, venivano feriti a morte, continuavano a combattere finché l’avversario non moriva.

Anche il loro aspetto incuteva terrore. Vengono descritti come uomini orribilmente brutti, giganteschi e simili a troll. I Berserk erano strettamente legati al dio Odino e si credeva che avessero il potere di smorzare qualsiasi attacco con un solo sguardo.

Inoltre, si raccontava spesso che sembrava che le pelli di animale che indossavano deflettessero i colpi.

Si dice che almeno due re danesi, Halfdan (810-860 circa) e Harald (850-933 circa), abbiano utilizzato questi uomini con tali capacità distruttive tra le loro truppe d’assalto. Purtroppo, si fa anche riferimento a tristi eventi in cui i berserker causarono morte e distruzione nelle loro stesse comunità.

Le saghe norrene riportano che spesso avevano attacchi di furia incontrollabile e portavano scompiglio nei pacifici villaggi vichinghi, derubando e saccheggiando, distruggendo proprietà e bestiame, uccidendo la gente e rapendo donne giovani e belle. Naturalmente, nella saga l’eroe vichingo avrebbe dovuto accelerare i tempi di recupero, tornando lucido e normale.

C’era solo un modo per difendersi dai berserker. Dopo ogni episodio di frenesia, essi rimanevano esausti, in uno stato di estrema debolezza che durava da uno a diversi giorni. Erano gli unici momenti in cui potevano essere sconfitti.

Gli studiosi moderni hanno proposto diverse teorie per spiegare questi attacchi di rabbia nei Berserker: il consumo di piante allucinogene, come il fungo agarico o il mirto di palude, il consumo di grandi quantità di alcol, l’isteria autoindotta, l’epilessia, le malattie mentali o i difetti genetici.

Nel 1015 d.C., si dice che il re Erik fosse un berserker.

Senza volerlo, i berserker hanno lasciato un’eredità interessante: il loro nome è diventato un’espressione di uso comune: “andare in escandescenza”, che significa perdere il controllo su se stessi.

I Draghi e Serpenti

Secondo la mitologia norrena, i draghi sono creature fantastiche e possiedono proprietà speciali, come la capacità di parlare molte lingue, anche quella dell’uomo; utilizzano queste proprietà per combattere i nemici e rendere magico il proprio sangue; le leggende parlano di poteri curativi e del dono dell’invulnerabilità.

La mitologia scandinava identifica quattro diverse specie di drago: il verme nero, il puk, il lindworm e il firedrake.

Si dice che il verme nero dormisse proteggendo il suo tesoro, ma una notte un uomo rubò il prezioso oro della creatura addormentata. Il drago si svegliò e, ruggendo, mise in fuga il ladro e poi scomparve nel terreno con il suo prezioso tesoro.

Il puk è un drago addomesticato, di piccola statura e dotato di ali. Le storie raccontano che questo tipo di drago porta fortuna e prosperità alla famiglia che lo ospita, assumendo atteggiamenti benevoli nei confronti di chi ne apprezza le qualità: è molto conosciuto nella mitologia estone, lettone e germanica.

Il lindworm (o lindorm) è immaginato come un mostro-serpente (ricordate il Basilisco di Harry Potter e la Camera dei Segreti, un mostro marino lungo più di sei metri a metà tra serpente e drago) con occhi di fuoco, artigli, zanne e talvolta ali. Il drago è anche noto come creatura degli inferi, portatore di eventi nefasti e avarizia.

Il firedrake è un drago alato e divoratore di fuoco che vive in oscure caverne segrete. L’esemplare più noto dei draghi scandinavi, il drago di fuoco è la creatura leggendaria affrontata dall’eroe Beowulf; inoltre, le sue caratteristiche hanno ispirato J.R.R. Tolkien nella creazione di Smaug, l’essere malvagio de Lo Hobbit.

I serpenti più famosi della Mitologia Norrena

Il Serpente di Midgard, noto anche come Jormungandr (o Miðgarðsormr), nato da una gigantessa, è figlio di Loki, dio del fuoco e del caos. Secondo la leggenda, Odino gettò Jormungand nell’oceano umano e il drago-serpente crebbe fino a raggiungere le dimensioni della Terra.

Si dice che alla fine del mondo, durante l’ultima battaglia (Ragnarǫk), Jormungand si scontrerà con Thor, il dio del fulmine: divinità e serpente-drago moriranno entrambi.

immagine di Jormungandr mentre combatte con thor

Jormungandr mentre combatte con Thor

Fafnir era un nano, figlio del mago Hreidman. Il mito racconta che, quando Loki uccise per errore il fratello del nano, Otr, che si era trasformato in lontra per pescare, Loki per l’errore commesso decise di risarcire Hreidman regalandogli un anello magico (che però fu maledetto in quanto rubato).

Scoppiò così una guerra fratricida per entrare in possesso dell’oggetto magico e alla fine Fafnir ebbe la meglio, ma la sua avarizia lo trasformò in un drago. Col tempo divenne il custode di molte ricchezze, attirando l’invidia di Regin, un altro fratello, e di Sigurd, suo nipote adottivo.

Sigurd ferì Fafnir con la nobile spada Gramr e poi si immerse nel suo sangue, dalle proprietà magiche, e fu subito in grado di comprendere il linguaggio degli uccelli che lo avvertivano che Regin voleva ucciderlo, così Sigurd uccise Regin per primo e se ne andò con il tesoro.

Sigurd contro Fafnir

Nidhogg è un enorme serpente che giace sotto l’Albero del Mondo nel mondo sotterraneo, rosicchiando una delle sue radici. Quando arriva il Ragnarok, si dice che Nidhogg sorga e porti con sé tutti i morti per affrontare la battaglia finale.

raffigurazione di nidhogg

Nidhogg

Cinghiali

I cinghiali sono molto presenti nella mitologia norrena, come simboli di fertilità; vediamone alcuni esempi:

Gullinbursti (Setole d’oro) forgiato dai nani Sindri e Brokkr Brokk lo offrì al dio Freyr, spiegando che questo cinghiale avrebbe corso in terra come in mare più velocemente di un cavallo, giorno e notte grazie alla luce diffusa dall’oro delle sue setole.

raffigurazione del cinghiale gullinbursti by_Johannes_Gehrts

Raffigurazione di Gullinbursti – Johannes Gehrts

Sæhrímnir la sua carne viene cucinata ogni giorno per sfamare gli Aesir e gli Einherjar, dopo essere stata mangiata, il giorno dopo torna in vita per servire un nuovo pasto.

Hildisvíni (Suino da battaglia) cinghiale cavalcato dalla dea Freyja, sorella del Dio Freyr, questo cinghiale è stato realizzato dai nani Dáinn e Nabbi.

Il feroce cinghiale rappresenta, senza dubbio, il simbolo della forza e della fertilità ed è l’animale più sacrificato a Freyr e Freya per questo motivo.

Inoltre, i guerrieri norreni, soprattutto i Vichinghi, che desideravano ottenere in battaglia la protezione della dea dell’amore Freyia, erano soliti indossare pellicce di cinghiale ed elmi che rappresentavano il cinghiale. Anche nelle monete il cinghiale era inciso come simbolo di vigore e potenza.

Gatti

Nella mitologia norrena, i gatti erano spesso associati alla dea Freya. Erano uno degli animali preferiti dalla dea, che infatti aveva due gatti grigi che combattevano al suo fianco e trainavano il suo carro.

freya trainata dai suoi gatti

Freya trainata dai suoi gatti

Si pensava che fossero dei promotori di buona fortuna per i neonati. I gatti venivano spesso sacrificati nei rituali e la loro pelliccia veniva usata per foderare guanti e altri indumenti, ma, allo stesso tempo, era considerato di cattivo auspicio uccidere un gatto. Venivano tenuti come animali domestici per tenere lontani i topi.

I gatti compaiono anche nella storia del lupo Fenrir. Quando Fenrir ruppe entrambe le catene con cui gli dèi avevano cercato di immobilizzarlo, si rivolsero ai nani, che costruirono una specie di corda chiamata Gleipnir, che tra l’altro era fatta dal suono di un gatto che camminava, e grazie a questa corda, che sembrava debole, riuscirono poi a legare Frenrir.

L’altra storia della mitologia norrena in cui troviamo la presenza di un gatto è quella di Thor, quando viene sfidato dal gigante Útgarða-Loki a sollevare un gatto che sembra leggero, ma in realtà è molto pesante e di cui Thor riesce a malapena a sollevare una zampa, poiché in realtà si trattava del serpente di Midgard travestito da gatto grazie alla magia.

I gatti venivano anche portati a bordo delle navi vichinghe. Come dimostrano alcune testimonianze archeologiche. I gatti erano parte integrante dei popoli vichinghi, sia che venissero usati in casa come animali domestici o per la caccia ai topi, sia che li accompagnassero nelle razzie.

Cani

Garm, nella mitologia norrena, è un cane che sorveglia le porte del regno della morte, Helheim, una sorta di inferno nel mondo norreno.

Hel con garm sorveglia il mondo degli inferi

Gram con Hel o Hela la dea dei morti

Si sa molto poco di questo cane, poiché i riferimenti a lui sono pochi e sparsi.Cosa sappiamo di Garm, oltre al fatto che sorveglia l’ingresso di Helheim? Il cane di Hela sarebbe stato liberato nel Ragnarok, insieme al resto dei mostri imprigionati e legati, per distruggere il mondo degli uomini. Lui e il dio Tyr si sarebbero scontrati, causando la morte di entrambi.

È raffigurato come un grande mastino insanguinato, incatenato nella sua grotta, Gnipahellir. Le sue dimensioni, la sua forza e la sua ferocia erano leggendarie.

I miti sopravvissuti non danno un’origine al cane né spiegano perché sia incatenato a Gnipahellir.

In un racconto, mentre Odino si reca a Vala per conoscere il futuro del figlio Baldr, il cane tira le catene e ulula mentre il dio passa ed entra nel regno di Hela.

In uno dei poemi dell’Edda poetica, il Grímnismál, si dice che Garm è per i canini ciò che Odino è per gli dèi e Yggdrasil è per gli alberi, cioè il più eccezionale, il più grande tra loro, il primordiale, Garm è chiamato “il migliore dei segugi” da Odino quando elenca le cose migliori in tutti i regni cosmologici.

Sembra improbabile che si riferisca a Garm in questo modo se Garm fosse un altro nome per Fenrir.

Nel Völuspá, un altro poema eddico, il cane di Hela è menzionato come uno dei segni dell’inizio del Ragnarok. Sarà il suo urlo a dare il via a tutto, a spezzare le catene e, per la prima volta, a lasciare il regno di Hel e a partire per Midgard.

Tyr combatterà contro Garmr e si uccideranno a vicenda nella grande battaglia della fine del mondo.

Garmr è un cane o un lupo? Lui e Fenrir sono la stessa bestia?

Mentre nel Grímnismál si parla di Garm come di un cane, nella Völuspá si dice che è un lupo.

La confusione deriva dal fatto che un altro degli eventi del Ragnarok menziona la fuga del lupo Fenrir, che era stato legato dagli dèi e lasciato in una palude remota affinché non divorasse il cosmo.

I due racconti di lupi legati che vengono liberati nello stesso momento portano inevitabilmente a chiedersi se Fenrir e Garm siano in definitiva la stessa creatura.

Ciò può essere supportato dal fatto che, mentre gli dèi e le forze del caos combattono durante il Ragnarok, si dice che il dio Tyr ingaggerà Garmr in un combattimento singolo. Dato che Tyr aveva precedentemente ingannato Fenrir per legarlo con una catena infrangibile, avrebbe senso che i due si incontrassero per vendicarsi, il che rende probabile che il lupo contro cui Tyr combatterà durante il Ragnarok non sarà altri che Fenrir.

Tuttavia, alcuni esperti di Mitologia Norrena hanno anche collegato Garm al cane di Hela citato nel poema edenico Baldrs Draumar. Qui il cane viene annunciato di sfuggita; incatenato nella sua grotta, Gnipahellir, abbaia a Odino mentre il dio cavalca verso gli inferi.

Il simbolismo delle caverne per rappresentare il mondo sotterraneo nelle mitologie di tutto il mondo rende non irragionevole l’ipotesi che Gnipahellir sia un ingresso al mondo sotterraneo e Garmr il suo guardiano.

Che Garm e Fenrir siano o meno la stessa bestia, sembrano essere creature associate agli inferi e alle forze del caos che si scatenano per contribuire alla distruzione del mondo. Le differenze esatte tra queste figure sono molto ambigue, quindi non è possibile dire con certezza se si tratta della stessa bestia o se sono diverse.

Probabilmente la figura di Gram è stata aggiunta alla storia del Ragnarok solo in seguito da altri scrittori, per rendere la storia più drammatica.

Nelle grandi sepolture delle navi e nelle tombe individuali dell’epoca vichinga si trovavano spesso scheletri di cani. Il motivo per cui si metteva un cane nella tomba insieme al suo padrone potrebbe essere stato quello di fornire una guida ai morti, essendo, nel mito e nella leggenda scandinava, il cane il guardiano degli inferi.

Anche i cani svolgevano un ruolo importante nella vita quotidiana dei villaggi scandinavi. Erano apprezzati sia per la loro compagnia che per le loro qualità lavorative e i contadini che potevano permetterselo ne tenevano uno per il controllo del bestiame e per la caccia.

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